Lo studente sedicenne di Abbiategrasso reo di aver accoltellato la sua docente di storia è stato bocciato nonché espulso dal suo Istituto, e la sua famiglia che fa? Naturalmente fa ricorso perché, a parte una stentata sufficienza proprio in Storia, era per tutto il resto un alunno brillante. Dunque avranno pensato che il comportamento del figlio non meritasse il 5 in condotta? O che il 5 in condotta non comportasse la bocciatura? Siamo capaci almeno di indignarci? O devono sempre prevalere buonismo e comprensione? Magari è il caso di dire BASTA? Basta provare disperatamente a colmare falle di proporzioni spropositate create da famiglie assolutamente incapaci di educare i figli. La Scuola non può tutto, dobbiamo urlarlo il più possibile se vogliamo salvarci la pelle e la salute mentale, noi non siamo maghi, non siamo psicologi, non siamo assistenti sociali, noi siamo DOCENTI, e in quanto tali abbiamo il dovere di provare ad entrare in empatia con i nostri studenti esclusivamente al fine di ottimizzare quel delicato passaggio di informazioni da noi a loro capace di generare competenze e conoscenze, e’ un’empatia strumentale, per certi versi manipolativa, vero, ma senz’altro a fin di bene, e richiede peraltro tutti gli sforzi possibili per produrre gli effetti desiderati,  per formare uomini e donne sani e capaci di costruirsi da soli il futuro, categoricamente nel rispetto degli altri.

Viceversa, se ancora non è chiaro, noi docenti non siamo affatto tenuti ad esercitare la nostra empatia e la nostra capacità di comunicare con gli alunni per facilitargli a tutti i costi la vita, per entrare nelle loro problematiche private, adolescenziali, familiari, no, noi siamo DOCENTI, non siamo il loro amici, non dobbiamo essere accondiscententi sempre, il che viceversa rappresenta, al quanto pare, la maggiore aspettativa da parte delle famiglie. Lo studente sedicenne di Abbiategrasso reo di aver accoltellato la collega di storia ha commesso un atto criminoso che, indipendentemente dal suo stato mentale, lo rende un pericolo pubblico e tale rimarrà fino a quando non avranno accertato ogni singola responsabilità, possibilmente in cella,  perché si tratta di un tentato omicidio senza mezzi termini: la questione è indubbiamente delicata, tuttavia da docente e da madre, prima ancora che da autrice di questa testata giornalistica, il mio primo pensiero va ai genitori degli alunni che si ritroverebbero un potenziale assassino in classe dei loro figli, anche se ciò non dovesse mai più accadere.

Il sedicenne che ha perso un anno di scuola per un atto che gli segnerà inevitabilmente la vita non ha alcun diritto, né lui né la sua famiglia, se anche non dovesse mai più mettere piede in una scuola, di lamentare, proprio in una vita segnata da un gesto orribile, la banale battuta d’arresto rappresentata da una bocciatura, che nel suo caso rappresenta più che mai una bocciatura non alla scuola ma alla vita, che è sacra, inviolabile, e lo è la sua come quella degli altri. Ci vorrà del tempo perché questo ragazzo comprenda cosa è accaduto, in questo tempo ci potremmo augurare che continui a studiare in solitudine, che qualcuno lo aiuti, in cella o agli arresti domiciliari, ma in solitudine, e non sarà un anno in più di studio il suo problema. Il dubbio atroce, piuttosto, è che proprio perché questo ragazzo, al quanto pare, non ha ancora realizzato il suo gesto e tutte le conseguenze del caso, quando ciò accadrà, potrebbe anche ritenere giusta la sua bocciatura, potrebbe trovarla comprensibile o magari un prezioso strumento di riflessione, mentre adesso, al contrario, nel pieno delle loro facoltà mentali i suoi genitori hanno viceversa deciso per lui, optando per una soluzione che sottende la parziale assoluzione del figlio.

Autore

Un pensiero su “Studente di Abbiategrasso: la bocciatura non è a scuola ma alla vita”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.