Siamo già a giugno anche se il clima non sembrerebbe confermarlo.
A Palermo solitamente già da maggio si fa il bagno nella meravigliosa spiaggia di Mondello.
Abitualmente il sole è così forte da soffrire nel star rinchiusi nelle aule scolastiche, tanto che si preferisce fare lezione fuori in giardino all ombra di qualche albero…
Ma quest’ anno no è diverso: le giornate in questo ultimo periodo sono state più umide, piovose e il grigiore del cielo non ci ha regalato la certezza che l estate stesse per arrivare.
Eppure la scuola sta davvero finendo e per me ha una doppio saluto: un ciclo che finisce (una quinta classe) e io che passo dal ruolo di insegnante di sostegno al ruolo di insegnante di posto comune.
Tante emozioni e ricordi attraversano la mia mente quando osservo loro: i nostri alunni, i protagonisti di questo percorso ormai giunto al termine.
Un percorso fra alti e bassi come giusto che sia, fra momenti ricchi di gioie alternati a momenti faticosi, stancanti che mi hanno piu volte spinto a rivedere , a riaggiustare il tiro, a ricominciare con strategie diverse..
In questo fine anno, inoltre, mi accompagna ancora di più una profonda nostalgia, complice il tempo ma anche l età che trascorre inesorabile..
In questi ultimi giorni ho guardato ad uno ad uno i miei alunni più del solito e poi com presunzione abbracciando le mie colleghe mi sono consolata pensando che anche questa volta abbiamo fatto in buon lavoro di squadra nonostante le numerose difficoltà..
Ciò che mi rende serena è avere la consapevolezza di aver dato spazio spesso anche alle loro emozioni attraverso i vari progetti proposti come quelli sulla teatralità, quello su Biagio Conte e padre Pino Puglisi.
Credo che dare voce alle emozioni sia alla base di ogni apprendimento.
La teatralità è stato un deterrente fondamentale: attraverso le scenette improvvisate, i bambini si sono cimentati di volta in volta in personaggi nuovi, imparando a gestire l imprevisto, a mettersi nei panni dell’ altro e hanno anche imparato a tirar fuori la propria creatività.
Riflettere su personaggi della nostra città come Biagio Conte e padre Pino Puglisi ha permesso loro di conoscere la bellezza di anime che si sono spese nel quotidiano, nell’ ordinario per l altro.
E a me cosa ha lasciato tutto questo progettare, sperimentare?
“La bellezza dell’ascoltare la sinfonia che inevitabilmente è venuta fuori dal tocco delicato delle loro corde più intime”
L altro giorno Emanuele mi ha detto : “Maestra ti porterò sempre con me quando mi sentirò un po’ giù perché ricorderò le parole di padre Pino Puglisi”
Egle abbracciandomi invece mi ha detto : “Maestra tu sei quella che ci ha fatto divertire perché a scuola non si possono fare solo le discipline e io mi ricorderò di più dei progetti perché mi hanno dato Dio”
Che dire?
Prima o poi si arriva sempre al termine, si giunge a destinazione e nonostante la nostalgia, gli occhi lucidi e la voglia di non lasciarsi andare prevale sempre il trascorrere inesorabile del tempo che ci invita a ripartire consapevoli che un altro viaggio ci aspetta con altri paesaggi da esplorare,da vivere…
Questo in sintesi è la bellezza dell’insegnare: accompagnare anime a costruire il loro progetto di vita e a lasciare a noi il compito di reinventarci per ricominciare.

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