“Vorrei recuperare il pubblico dei giovanissimi perché si stanno rincretinendo con gli smartphone e con le piattaforme, dove in solitario o in gruppi giocano, e quindi non hanno più la capacità e la coscienza di seguire il calcio in un certo modo (ndr dal vivo), non hanno pazienza, il che si tramuta in mancanza di passione”. Questo il pensiero del Presidente della SSC Napoli Aurelio De Laurentis ospite ieri sera di Fabio Fazio alla puntata di chiusura di “Che tempo che fa”.

De Laurentis ha espresso il desiderio di incontrare il Ministro dell’Istruzione Valditara per “pregarlo di insegnare a questi bambini a diventare allenatori facendogli vedere, ad esempio, la partita Argentina – Francia, vivisezionandola, e spiegandogli che cos’è un modulo”. Per il Presidente della SSC Napoli, che quest’anno porta a casa un meritatissimo terzo scudetto, basterebbero un paio di volte al mese, a partire dalla quinta elementare, per spiegare i segreti del calcio attraverso video-lezioni tenute da grandi allenatori come Spalletti, al fine di recuperare il pubblico dei giovanissimi che egli definisce “importantissimo”. Se da un lato l’intento del grande imprenditore appare commerciale ancor prima che pedagogico, non è escluso tuttavia che una simile proposta possa incontrare il favore del Ministro Valditara, il quale più volte si è espresso sull’importanza di incrementare lo sport nelle attività scolastiche per promuovere il gioco di squadra ed i suoi alti valori intrinsechi, primo fra tutti il rispetto dell’altro.

Non a caso De Laurentis si è soffermato sull’apprendimento delle tattiche di gioco più che sul gioco in sé, che come è noto necessita, per dare buoni frutti, di talento innato coltivato con grande rigore e disciplina direttamente sul campo. Il gioco del calcio puramente inteso, peraltro, è una spina nel fianco per molti docenti di educazione motoria, che ben conoscono le responsabilità che ciascun docente si assume nella sua ora di lezione, e si guardano bene, il più delle volte, dal mettere palla al centro nel campo di una palestra scolastica, interno o esterno che sia, in quanto la maggioranza delle scuole italiane è ben lontana dall’avere a disposizione spazi e strumenti adeguati per giocare in sicurezza. De Laurentis ignora, con tutta probabilità, tale aspetto, tuttavia la conoscenza delle strategie di gioco potrebbe porre quanto meno porre le basi ad una sana educazione sportiva, in attesa di poter vedere bambini e ragazzi all’azione durante una sana partita di calcio organizzata a scuola, in spazi consoni e adeguatamente sorvegliati. Sull’aspetto puramente commerciale delle sue dichiarazioni, infine, De Laurentis non ha nulla da temere riguardo alla possibile perdita di pubblico fra i giovanissimi, almeno nelle regioni del Sud Italia, dove vengono abituati sin da piccoli a coltivare la passione per il calcio dal vivo recandosi allo stadio con i loro padri e sempre più spesso con tutta la famiglia, rendendo la giornata allo stadio un momento importante di crescita, condivisione e  bei ricordi. Sarebbe auspicabile, piuttosto, che menti illuminate come i Presidenti delle società sportive di calcio, e dunque non soltanto De Laurentis, puntassero ad eliminare del tutto certe forme di fanatismo che ancora talvolta sfociano in atti di violenza, considerato che la sicurezza di tutti sugli stadi rappresenti il modo migliore per invitare chiunque a frequentarli, anche i bambini.

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