Ancora un docente aggredito che balza (suo malgrado) agli onori delle cronache. E a testimoniare che il fenomeno non si limita alle zone ‘difficili’ della penisola, stavolta accade ad Abbiategrasso che un sedicenne (a quanto pare al disopra di ogni sospetto) minaccia i compagni con una pistola finta e prende a coltellate la sua insegnante.
«Colpa dei due anni in lockdown» si affanna a mettere le mani avanti il DS, mentre per il Ministro Valditara «serve uno psicologo nelle scuole».
Quale che sia la causa di un fenomeno che fino a pochi anni fa sembrava del tutto circoscritto al lontanissimo mondo degli adolescenti di qualche sperduta provincia degli Stati Uniti, tocca prendere atto che anche dalle nostre parti qualcosa non va.
A provare a misurare l’ entità del problema è stato a febbraio il portale Skuola.net. Ad un campione di 1800 ragazzi e ragazze delle scuole superiori è stato chiesto «Da settembre ad oggi, nella tua classe ci sono stati episodi di aggressioni – verbali o fisiche – contro un professore?». I risultati sono letteralmente sconcertanti: i casi di cronaca che ogni tanto finiscono sui giornali per violenza e brutalità, potrebbero essere soltanto la punta dell’ iceberg di un clima assai più diffuso di manifesta ostilità nei confronti dei docenti.
Almeno uno studente su cinque ha dichiarato di aver assistito ad episodi del genere dall’ inizio dell’ anno scolastico. Numeri che crescono se si considerano i precedenti anni scolastici. «In pratica – scrivono gli autori della rilevazione – un alunno su tre, almeno una volta nella sua carriera di studente, ha dovuto fare i conti con manifestazioni di violenza di un alunno della propria classe, rivolti all’ indirizzo di un docente in cattedra».
E se è vero che la stragrande maggioranza dei casi (il settanta percento) riguarda aggressioni verbali (insulti, risposte fuori luogo, proteste rumorose), il diciotto percento riferisce di minacce sul piano fisico «lanci di oggetti, faccia a faccia, mani addosso» ed un ulteriore dodici percento di parole pesanti ed affronti a corta distanza. Con la predilezione, analoga agli episodi di bullismo, per un docente in particolare.
Un segnale indubbio di perdita di autorevolezza della stessa figura del docente mescolata con la voglia di mostrare la propria audacia da parte degli adolescenti che, spiega l’ ottanta percento degli intervistati, organizzano l’ aggressione con l’ intento di renderla pubblica, attraverso i social network (56%) o sulle chat scolastiche (20%) e di classe (16%). Complice l’ era degli smartphone e dell’ assenza degli adulti, secondo il direttore del portale.
Ma i dati più interessanti riguardano la portata reale del fenomeno. Sottostimato e probabilmente (almeno finora) sottovalutato dagli stessi insegnanti, se è vero che un prof su quattro preferisce subire in silenzio limitandosi a qualche rimprovero verbale e solo nel quindici percento dei casi il docente coinvolge la Direzione Scolastica per chiedere punizioni severe. Punizioni che quando arrivano manifestano un altro fenomeno, quello della solidarietà delle famiglie e dei compagni nei confronti degli aggressori piuttosto che degli aggrediti.
Norberto Gallo, napoletano, insegna Storia e Filosofia nei licei dal 1997. Giornalista, ha collaborato con numerose testate giornalistiche, televisioni e radio locali.
Nel 2002 ha fondato e diretto napolionline.org, testata giornalistica sulla politica napoletana della seconda repubblica. Al suo attivo numerose interviste con i big della politica locale e nazionale: Antonio Di Pietro, Antonio Bassolino, Piero Fassino, Mara Carfagna, Luigi De Magistris, Roberto Fico, Gianni Lettieri e tanti altri.
Sindacalista della scuola, si è occupato di legislazione scolastica, di contrattazione sindacale, di precariato e del quadro delle riforme della scuola nell’ ultimo ventennio
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