
Studente fuori sede, ancora risorsa del paese?
Il disagio e l’abbandono degli studenti fuori sede è contenuto interamente nella recente sentenza del tribunale dell’Aquila circa il rigetto della richiesta di risarcimento per i ragazzi morti nello studentato a cui è stata attribuita l’intera responsabilità di essere morti sotto il crollo.
Sono moltissime le famiglie che direttamente o indirettamente vivono il disagio di giovani che si spostano verso le “città universitarie” dove il costo medio degli affitti rende la vita davvero tragica. Ogni letto libero attira una valanga di richieste e si vivono, sempre più spesso, situazioni surreali nate dalla sete di speculazione sulla disperazione degli studenti. C’è chi arriva richiedere l’anticipo di ben sei mensilità ponendo condizioni difficilissime, con storie adatte a una sitcom. Da chi possiede diversi animali domestici con cui occorre convivere (non sempre cani e/o gatti) a chi pretende solo persone over 25. C’è chi ospita gente ogni sera e chi vieta categoricamente di avere ospiti.
Insomma, la condizione di studente fuori sede è un banco di prova importante per molti giovani che inizia quasi sempre con ragazzi che non arrivano a 20 anni per i quali cominciare a frequentare l’Università implica cambiare il proprio stile di vita. Per fortuna, spesso si tratta di giovani motivati a intraprendere un percorso di studi specifico e disposti a rinunciare ai vantaggi dell’ambiente familiare; in altri casi si tratta di giovani che si rendono conto di non avere altra scelta, dal momento che il proprio contesto di appartenenza non offre possibilità formative post-diploma. Molti scelgono di studiare lontano dalla propria città perché sentono che quello è l’unico modo per sentirsi più “liberi”, differenziandosi dalle pressioni e dalle influenze familiari. Qualunque sia la motivazione per trasferirsi è pur sempre una scelta complessa, a volte conflittuale, che implica sforzi e rinunce e, quindi, ha bisogno di essere sostenuta da una solida motivazione a intraprendere il percorso formativo prescelto.
In tutti i casi si tratta si elaborare un proprio progetto di vita di cui la condizione di studente fuori sede rappresenta solo il primo passo verso il futuro. Nei loro occhi non si scorge solo la speranza verso un futuro personale ma si avverte la consapevolezza di rappresentare quello del paese. Nella loro voglia di emergere c’è la risposta definitiva a tutto il disfattismo che circonda l’Italia ormai da troppo tempo, per questo lo Stato ha il dovere di investire su questa risorsa.

Ilenia Giocondo, Presidente dell’Associazione Carena APS, Editrice ed esperta di formazione