
A proposito della Prof sospesa a Latina, School first
La gioventù dovrebbe essere entusiasmo per il presente e speranza per il futuro, ricchezza dell’umanità, un tempo di crescita e di scelte importanti e anche tempo di contestazione rinnovatrice. Oi nostri tempi i giovani stanno male, non solo per le crisi esistenziali che caratterizzano la giovinezza, ma, a parere di U. Galimberti, perché un ospite inquietante, il nichilismo, si aggira tra loro, penetra nei loro sentimenti, confonde i loro pensieri, cancella prospettive e orizzonti, fiacca la loro anima, intristisce le passioni rendendole esangui. I giovani, dunque, sempre più nichilisti, deprivati del futuro e indotti a vivere di notte o a drogarsi e a bere perché di giorno nessuno li riconosce.
Sono ciò che gli altri dicono di me? Uno dei motivi principali dell’agire dei giovani è determinato dal tentativo di elevare il proprio status agli occhi dei compagni. Le norme sociali del gruppo di appartenenza giocano un ruolo importante. Uno stato angosciante che vede le famiglie spesso assenti mentre la scuola non sa cosa fare. Solo il mercato si interessa di loro per condurli sulle vie del divertimento e del consumo, dove ciò che si consuma è la loro stessa vita che più non riesce a proiettarsi in un futuro capace di far intravedere una qualche promessa. Interrogati non sanno descrivere il loro malessere perché preda di quell’analfabetismo emotivo che non consente di riconoscere i propri sentimenti e soprattutto di chiamarli per nome.
School first.
Per U. Galimberti la scuola non dovrebbe avere solo l’istruzione come scopo. La mente non si apre se non si apre il cuore. Perché la scuola funzioni, per prima cosa deve educare, ovvero riportare lo studente all’ordine emotivo e sentimentale altrimenti resta a livello pulsionale. I sentimenti si imparano, sono doti culturali ma ciò non può riguardare solo la scuola, passa per la famiglia, gli amici e si alimenta con la buona letteratura, il cinema, le arti visive e il contatto fisico con gli altri.
Quale società stiamo costruendo? Volere il bene dei giovani vuol dire innanzitutto offrire loro un modello valido su cui investire la loro ricca umanità. Chi educa, il genitore, l’insegnante, il prete…, non può prescindere, tra le sue responsabilità, dalla ricerca della condivisione di quel calore emotivo che appunto riscalda i sentimenti rendendoli piacere assoluto e forieri di vita. L’amore, la paura, la gioia, la noia, il dolore, la disperazione, è impossibile prescinderne, e come qualsiasi cosa che si impara altrimenti il rischio è che poi non ci sia più né il tempo né la possibilità di rimediare.
La scuola italiana ha in sé i semi per la soluzione. La filosofia della giusta misura di Teano, filosofa e moglie di Pitagora ne fornisce, già nel VI secolo A.C., una traccia. Attraverso le sue lettere si evince come la filosofa dava consigli alle donne sul comportamento da tenere nei confronti dei figli, sull’ideale della giusta misura fra eccessi e difetti, concetti che saranno ripresi dalla fisiologia nei secoli successivi.
Nell’educazione dello studente incide il fatto che i genitori sono interessati soprattutto alla promozione mentre il prof ad evitare questioni estive davanti al Tar finisce per promuovere tutti. In questo modo non si costruisce una struttura meritocratica e finché non si arriva al merito non avremo nessuna società civile.

Ilenia Giocondo, Presidente dell’Associazione Carena APS, Editrice ed esperta di formazione