Gruppo La nostra scuola, Associazione Agorà 33| Qualche considerazione dopo l’incontro del nostro gruppo con lo psicoanalista Alessandro Zammarelli

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Il voto, se usato bene e adeguatamente spiegato, può essere un ottimo strumento della relazione perché richiede, ‘chiama’ l’integrazione individualizzata da parte dell’insegnante all’interno della relazione stessa: io, insegnante, mi prendo la responsabilità di assegnare quel voto proprio a te, e ti dico da dove arriva, cosa significa, cosa va bene nel lavoro che hai fatto e cosa può essere migliorato. Tra l’altro, nel caso in cui il voto provochi una piccola frustrazione, mi occupo anche di riparare quella frustrazione proprio con la spiegazione, la fiducia, l’incoraggiamento e le indicazioni su cosa migliorare.

Al contrario, una tabella impostata in astratto da qualcuno esterno alla relazione educativa, ad esempio con l’indicazione di livelli di “competenze”, dà l’illusione di spiegare – e quindi la presenza dell’insegnante, che è l’unico che può dare una spiegazione personalizzata, viene resa inutile – senza in realtà spiegare e chiarire nulla, fornendo una diagnosi burocratica che con la singolarità dello studente e il suo modo di lavorare non c’entra nulla, otturando lo spazio della relazione con parole e formule uguali per tutti.

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