
Legalità nell’ammettere i propri errori
I lettori ci scrivono
In questi ultimi giorni sono rimasta tristemente colpita e amareggiata per le notizie continue e bombardanti sulla Dirigente dello zen, un quartiere di cui si è sempre parlato ed è stato spesso al centro delle notizie di molteplici testate giornalistiche o programmi televisivi.
Non conoscevo personalmente la preside, tuttavia mi sono sentita coinvolta perché riguarda la scuola, l’istituzione e la mia città, ancora una volta martoriata e colpita.
Tocca la scuola, il luogo in cui ho sempre creduto potessero nascere i semi della legalità, della fiducia, del rispetto reciproco. Ma anche il luogo dove si insegna il perdono e la cultura del dare sempre un’altra possibilità.
Se la Dirigente verrà dichiarata rea di condanna spero davvero che per lei diventi un’opportunità, un’occasione per riflettere su come si era persa nei meandri del paradosso: del volere rendere lecito ciò che non è, nel voler appropriarsi di ciò che non le appartiene..
Credo che come comunità scolastica dobbiamo sperare in un suo riconoscimento pubblico dell’errore per ridare anche privatamente a ciascuno la possibilità di continuare a sperare che anche chi si è sporcato le mani può sempre ritornare a ripulirle.
Per quel quartiere, per quei bambini, per quelle famiglie a cui ha tanto parlato di legalità dovrebbe davvero avere il coraggio di scusarsi pubblicamente.
Come educatori abbiamo sempre trasmesso ai nostri alunni che lì dove si sbaglia si può sempre cancellare, che l’errore è un’opportunità di crescita.
Ovviamente non è un modo per giustificarla, perché a secondo degli sbagli commessi ci sono delle conseguenze e la dirigente come tutti ha il dovere di espiare le sue colpe con ciò che il giudice le attribuirà, ma mi piacerebbe che lei ammettesse i suoi errori anziché difendersi perché darebbe ancora una volta alla scuola ma a lei stessa l’occasione di perdonarsi e di perdonare!
Io credo che in fondo dopo tanto parlare c’è bisogno di fatti e chi ci sta accanto è sempre pronto a condannare, giudicare, anche dimenticando il bene fatto.
Se si è avuto un riconoscimento pubblico sulla legalità, spero che ci sia anche un ammissione autentica di illegalità per trasmettere un unico messaggio: mostrarsi deboli e fragili anche se si riveste un ruolo come il suo.
Del resto Palermo è la città dei nostri grandi eroi, Falcone, Borsellino, Padre Pino Puglisi, fratel Biagio Conte, per ricordarne alcuni.
Un mio alunno spontaneamente in una lezione sulla legalità mi ha detto: “Maestra allora anche un adulto può sbagliare e allora anche lui come un bambino può chiedere scusa e ricominciare”.
Questa frase mi ha permesso di scrivere queste riflessioni, perché se lo dice un bambino possiamo dirlo anche noi. Questa dirigente, che fra tanto male è riuscita a fare del bene. Possa lei per prima perdonarsi e ridarsi un’opportunità.
Io ci credo ancora!!!
Stefania Conte, insegnante scuola primaria Palermo

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