Il Presidente della Repubblica scrive ad una docente siciliana immobilizzata al Nord

Il Presidente della Repubblica scrive ad una docente siciliana immobilizzata al Nord

7 Aprile 2023 1 Di Elvira Fisichella

“Gentile professoressa Giallombardo, il Presidente della Repubblica (…) mi incarica di rigraziarLa per averlo reso partecipe delle Sue vicissitudini lavorative legate al mondo della scuola che a tutt’oggi, purtroppo, non le consentono di avere una sede stabile in Sicilia”.
<span;>(…)” nell’esprimerLe sentimenti di comprensione e di vicinanza Le augura che la situazione si risolva finalmente per il meglio, al più presto” (…).
È il Direttore dell’Ufficio di Segreteria del Presidente della Repubblica ad aver avuto il garbo e la cura di rispondere alla docente di Diritto Ina Giallombardo, che dopo aver inviato una semplice mail in cui esponeva la sua condizione lavorativa di docente palermitana immobilizzata dal 2017, si è vista invece recapitare nel giro di pochi giorni la risposta in formato cartaceo, via raccomandata, a casa sua a Palermo mentre lei era in servizio forzato ad Imola. Un passaggio di non poco conto, che indica una sensibilità ed una precisa volontà di esprimere la propria solidarietà spendendoci qualche minuto in più di quelli necessari a scrivere in posta elettronica. Non è un caso forse, che il Presidente della Repubblica abbia accolto lo sfogo della docente, che ancora oggi a 61 anni non riesce ad essere trasferita accanto alla sua famiglia, un marito, tre figli ed una madre ottantaquattrenne che vede a fine settimana alterni da 8 anni. Non è un caso che il Presidente Mattarella si sia espresso in modo così accorato perché la condizione dei docenti immobilizzati è profondamente ingiusta, docenti che nella maggioranza dei casi, si ripete ancora una volta, sono stati violentati dall’algoritmo previsto dalla L. 107 voluta dal PD guidato da Matteo Renzi nel 2015, che ha fatto pagare davvero molto caro il ruolo a migliaia di docenti in tutta Italia, spediti a centinaia ed anche migliaia di km da casa, con vite totalmente stravolte da anni. Per Ina Giallombardo ne sono trascorsi 23 da quando ha superato il concorso a cattedra su base regionale a Palermo per la classe di concorso A046, ma già all’epoca insegnava da alcuni anni in una scuola cattolica, che poi nel 2002 ha chiuso. Da qui è partito il calvario della corsa ai punti che tutti i precari conoscono a menadito, ed avendo superato il concorso nel 2000, un concorso a cattedra su base regionale, la Giallombardo in attesa del ruolo ha dovuto ripiegare su cattedre al Nord perché a Palermo le convocazioni in Diritto erano inesistenti. In tutti questi anni la docente è stata madre, moglie,  figlia ed anche lavoratrice a metà,  perché per assicurarsi una quantomeno sufficiente presenza a casa accettava esclusivamente cattedre part time. Nel 2015 la beffa della “buona scuola” l’ha prima illusa di aver finalmente conseguito il ruolo nella sua città per poi spedirla definitivamente ad Imola, dove ancora oggi è bloccata senza prospettive di rientro, nemmeno dopo aver superato un secondo concorso nel 2018, piazzandosi terza in graduatoria, perché i posti in Diritto a Palermo così come in tutto il Sud Italia continuano a latitare. Il suo purtroppo non è un caso isolato, e la condizione dei docenti immobilizzati, ancora oggi in migliaia sparsi sul territorio nazionale, meriterebbe la stessa considerazione espressa dal Presidente Mattarella anche in altre sedi, accompagnata da soluzioni concrete per una situazione unica nel suo genere in Italia ed ormai insostenibile. Raggiunta al telefono Ina Giallombardo appare davvero avvilita ma non ha alcuna intenzione di mollare, nella certezza di reclamare esclusivamente un suo diritto sacrosanto, vedersi riconosciuti i sacrifici fatti in tutti questi anni: ” a metà marzo ho scritto a Mattarella, alla Meloni e a diverse testate giornalistiche, mi manca solo il Papa, ma riceve solo via raccomandata e non ho avuto ancora il tempo di farlo”. Non si aspettava la considerazione del nostro Presidente della Repubblica, l’unico ad averle risposto, e proprio per questo non intende fermarsi. Lei come tutti i docenti immobilizzati attendono una stabilità che non è mai arrivata, e che soltanto un trasferimento straordinario potrebbe assicurare, straordinario come lo furono le assunzioni nel 2015, segno che quando c’è la volontà politica tutto si può fare. Al termine della telefonata le chiedo: “Ina ma almeno per Pasqua sei a casa?”, e lei mi risponde che c’è riuscita anticipando la partenza per un permesso straordinario preso per la laurea del più piccolo dei suoi figli. Neanche tanto scontato il rientro se si considera lo sconsiderato aumento dei prezzi di voli e treni in prossimità dei ponti festivi, ennesima beffa a danno di tutti i docenti fuori sede. Per Ina Giallombardo sarà tutto sommato una Buona Pasqua, ma neanche questo è scontato per gli immobilizzati, per i quali servirebbe, dopo tanto penare per il ricongiungimento familiare e la sacrosanta stabilità lavorativa, un piccolo miracolo di civiltà e di buon governo per restituirgli la dignità che meritano, sulla quale non si puo’ proprio più derogare.