
21 marzo – Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie
In occasione della XXVIII “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie”, l’Istituto Cor Jesu a Roma si è fatto promotore del convegno MAI MAFIA. Sono intervenuti: Gianpiero Cioffredi – ex Presidente Osservatorio sulla legalità della regione Lazio, Chiara Colosimo – Membro della Camera dei deputati della Repubblica Italiana per Fratelli d’Italia, Tommaso Ricciardelli – saggista e scrittore e Melanio Alessandro Martini – alunno V liceo e rappresentate d’Istituto, Salvatore Andrea Martini – alunno e rappresentante del IV liceo, in veste di organizzatori dell’evento che hanno deciso di omaggiare alcuni degli uomini che hanno dedicato tutta la loro vita per la lotta contro la mafia. Uomini e donne coraggiosi che non hanno mai chinato il capo e non si sono mai sottomessi alla violenza e all’orrore delle organizzazioni mafiose.
Parlate della mafia – raccomandava Paolo Borsellino – parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene. Quello che dobbiamo fare è “combattere una battaglia”. Come diceva anche don Pino Puglisi, dobbiamo parlarne spesso, in modo capillare, anche e soprattutto a scuola per combattere la mentalità mafiosa.
“Per amore del nostro popolo noi non taceremo” (cit. don Peppe Diana).
Ha aperto l’evento il dott. Tommaso Ricciardelli che, data la sua grande conoscenza delle organizzazioni mafiose, ha fatto una breve introduzione su quali sono le mafie, come e quando nascono.
È stata l’occasione per parlare anche dell’arresto d’“U Siccu”, soprannome di Messina Denaro, delle caratteristiche dell’arresto singolare, senza manette, dei carabinieri non incappucciati – come era al contrario avvenuto nell’operazione Belva, la quale ha portato all’arresto di Totò Riina. Senza dubbio una grandissima vittoria per lo Stato italiano. Qualcuno ha azzardato dire che Cosa Nostra è finita ma, in realtà, non si può parlare di una vera e propria sconfitta. Non solo Cosa Nostra, ma in generale tutte le mafie, hanno subito un’evoluzione. La mafia stragista degli anni ottanta e novanta del Novecento, purtroppo oggi esiste ancora, ciò che è cambiato è il metodo d’azione. Dallo spaccio alla prostituzione fino ad arrivare al riciclaggio di denaro tramite edilizia, ristorazione e gioco d’azzardo.
L’ex Presidente Giampiero Cioffredi ha affrontato in particolar modo il fenomeno mafioso nel Lazio. La situazione, soprattutto nella capitale, sembrerebbe stia precipitando. Il magistrato Alfonso Sabella, in una sua recente intervista, ha affermato che è in atto una sorta di “camorrizzazione” della Capitale. L’ultima vittima è stata Luigi Finizio. Ucciso con sette colpi di pistola mentre faceva benzina nel distributore sotto casa.
Prima era toccato a Fabrizio Vallo a Ostia. Cinque colpi di pistola davanti casa. E poi ad Antonio De Ponte ferito all’addome. Ciccio Barbuto, buttato giù da un appartamento in via della Magliana dopo esser stato torturato doveva mezzo milione di euro al trafficante di droga albanese Elvis Demce. L’11 febbraio a Morena vengono gambizzati Alex Corelli e Simone Daranghi. Il 22 la stessa sorte tocca a Marco Canali. Come ha affermato il dottor Cioffredi, in realtà, non si può parlare di una fine della pax mafiosa né tantomeno di una nuova guerra tra clan, al contrario di quanto raccontano alcuni giornali e giornalisti che, forse, non conoscono appieno la “situazione” mafiosa a Roma. I fatti che stanno accadendo sono senza dubbio fatti gravissimi, fatti che destano allarme e preoccupazioni ma, in generale, sono episodi che hanno come filo condutture la droga e le oltre cento piazze di spaccio h 24 presenti sul territorio romano. Possiamo parlare di una fibrillazione dovuta a diverse piazze di spaccio che, grazie al buon funzionamento della polizia giudiziaria, sono rimaste vuote e che hanno bisogno di una ridefinizione degli assetti e della gerarchia. A Roma c’è da sempre un grande equilibrio tra le grandi mafie proprio perché la Capitale dà possibilità per grandissimi investimenti. Le mafie hanno un minimo comune denominatore che è la droga. Andare a comprare la droga, anche hashish e marihuana, vuol dire alimentare il sistema mafioso. L’onorevole Colosimo e l’ex presidente Cioffredi hanno affermato, inoltre, che è sbagliato dire che legalizzando le droghe leggere si vada a colpire l’interesse delle mafie. Proprio come quando è stato liberalizzato il gioco d’azzardo e si diceva: “Colpiamo le mafie liberalizzandolo”, oggi abbiamo il gioco liberalizzato che è diventato uno dei più grandi affari delle mafie.
L’onorevole Colosimo, inoltre, facendo riferimento alla domanda sulla liberalizzazione della droga fatta da una ragazza a Paolo Borsellino durante un incontro pubblico del 1989, cita la risposta dello stesso magistrato, affermando che è da “dilettanti di criminologia” credere che liberalizzando la droga si riesca a combattere il traffico clandestino e di conseguenza la mafia.
