
Autonomia differenziata: un sistema disuguale con scuole e studenti di serie A e di serie B e percorsi formativi diversi. Le conseguenze per il sistema scolastico nazionale spiegate dalla FLC CGIL
Preoccupa la maggiore autonomia rispetto a determinate materie per una legislazione regionale che abbia un’autonomia differenziata e quindi decentrata dalla legislazione nazionale; la segreteria nazionale FLC CGIL spiega perché l’autonomia differenziata aumenterebbe ulteriormente le diseguaglianze tra i territori italiani precisando che la proposta Calderoli potrebbe portare alla nascita di tanti sistemi scolastici diversi, minando l’universalità della scuola pubblica trasformandola, così, in un sistema disuguale, con scuole e studenti di serie A e di serie B e percorsi formativi diversi (oggi in Italia la dispersione scolastica nazionale media è del 12,7%, in Sicilia raggiunge il 21,1% e in Puglia il 17,6%, mentre in Lombardia è all’11,3%, contro l’obiettivo europeo del 9% entro il 2030)”.
“L’allarme è sul diritto all’istruzione, essere cittadini di un Paese non può esser la stessa cosa se non si ha una scuola nazionale, una scuola, dunque, che dia pari accesso all’istruzione- dichiara Graziamaria Pistorino, Segretaria nazionale FLC CGIL-. Sarebbe mortificato il lavoro dei docenti e del personale ATA che potrebbero avere reclutamenti diversi sulla base dei bandi regionali per cui diventerebbero dipendenti regionali con salari diversi e tutele relative a quel territorio”.
L’obiettivo a cui mirano le Regioni che vi hanno aderito è iniziare un anno scolastico con i docenti assegnati alle classi fin dal primo giorno ma a rischio, secondo la segreteria nazionale FLC CGIL, il diritto all’istruzione per gli studenti ed ecco perché aumenterebbero le disuguaglianze nei diritti: “La ricaduta peggiore sarebbe sugli studenti e sul diritto all’istruzione perché la scuola, intesa come opportunità formativa, può esser mortificata dalle esigenze del territorio di natura economica- conclude la professoressa Graziamaria Pistorino-. Non dimentichiamo, tra l’altro, che la durata del tempo scuola, tipo del tempo pieno, potrebbe esser diversamente fruito sulla base delle diverse possibilità economiche delle regioni. Per cui noi diciamo assolutamente no all’autonomia differenziata!”

Doriana D’Elia – Pedagogista e Presidente CNDI Coordinamento Nazionale Docenti Immobilizzati