Culpa in vigilando, I limiti e le criticità della presenza fisica. Occorre, infatti dimostrare che l’evento è stato repentino e imprevedibile
I bambini sono cambiati quindi…
Culpa in vigilando. La vivacità e l’esuberanza dei bambini di oggi mal si concilia con la compostezza di quelli degli anni ’50-60. Difficile individuarne una causa. Sicuramente è cambiata la famiglia. Nella realtà, infatti è difficile ritrovare il modello Mulino bianco caratterizzato da serenità, solarità e da una relazione costruttiva tra i diversi componenti.
Spesso si incontrano bambini ansiosi, insicuri, stressati dall’esasperata competizione imposta dagli adulti. Sono spettatori di scene di violenza tra i genitori, oppure loro malgrado subiscono un qualche sopruso. Non ultimo la precoce esposizione a contenuti non adeguati (film, serie tv, videogiochi…). Questo è lo scenario che favorisce un profilo di bambino nervoso, chiassoso, non adeguatamente empatico… Ovviamente occorre considerare anche la giovane età degli alunni che impedisce la valutazione dei propri comportamenti (“incapace di intendere e volere”) Ne consegue l’aumento esponenziale di comportamenti che possono portare a recare danno a se stesso o a qualche compagno con inevitabili conseguenze sul piano della sorveglianza afferente il docente.
L’importanza della vigilanza attiva
Nel novembre del 2021 “Il Sole24 ore” pubblicava una vicenda dove un bambino durante un gioco era spinto da un compagno, urtando violentemente la schiena. I giudici che hanno valutato l’accaduto hanno fatto riferimento a un’ordinanza della Cassazione 32377/21 che conferma il carattere preventivo della vigilanza. Andando a ritroso nel tempo, una sentenza emessa il 4 marzo 1977 evidenzia l’importanza di un continuo controllo visivo sugli alunni. Solo questa attenzione, declinata nell’assenza di zone fuori controllo visivo, permette al docente di valutare costantemente le situazioni, individuando possibili ostacoli o pericoli da risolvere. Da qui discende un tipo di sorveglianza attiva, attenta e responsabile. Non si chiede l’impossibile, ma semplicemente di documentare che l’evento è stato repentino e quindi imprevedibile. Siamo di fronte a una vigilanza attiva, attenta e responsabile, quasi mai presente nei modelli-denuncia d’infortuno. Occorre ricordare che nei procedimenti per possibile “culpa in vigilando” è l’accusato (il docente) che ha l’onere della prova e non il richiedente (il genitore).
Le prossime puntate video:
“Privacy e Scuola”
1) Siamo persone, ma anche dati (purtroppo)
2) Il diritto all’immagine per il bambino e ragazzo
3) La controversa questione della pubblicazione delle foto di minori
4) Il consenso del genitore e del minore
“Culpa in vigilando”
1) La culpa in vigilando, educando e organizzando
2) Gli intrecci delle “Culpae” aiutano il docente
3) Il Minore
4) Analisi di un caso di una ragazza quasi maggiorenne (camposcuola)

Gianfranco Scialpi, dal 1983 docente di scuola primaria. Dal 1994 svolge attività di formazione su tematiche prevalentemente didattiche. Recentemente ha tenuto corsi di corsi sull’uso delle Tic nella didattica (mappe concettuali) e sulla navigazione sicura nel Web rivolti soprattutto agli studenti. E’ stato preparatore agli esami Ecdl presso il proprio istituto. Ha un blog personale. Qui ha pubblicato in questi ultimi anni 1.700 articoli. E’ articolista presso diverse testate online (OrizzonteScuola, ScuolaInforma e Informazionescuola…). E’ coautore di testi di didattica (Istituto Didattico Teramo). Nel proprio Istituto scolastico ricopre le funzioni di F.S. alle Tic, referente al contrasto al Cyberbullismo e responsabile di plesso. Con il supporto del Municipio 3° e 5° (Roma) ha costituito un gruppo di referenti al Cyberbullismo (2018), che poi ha realizzato un comune regolamento come previsto dalla legge 71/17.