Dopo Sanremo per migliaia di docenti arriva la Mobilita’, e nell’ultima settimana di febbraio potrebbe gia’ rendersi disponibile la domanda di trasferimento su Istanze on line. Intanto, mentre si prova a sciogliere il nodo sui vincoli, c’e’ chi li ha abbondantemente superati e da anni non riesce a tornare nella provincia di residenza: e’ la categoria dei docenti immobilizzati, docenti di ruolo fuori sede da almeno 8 anni, che attende la mobilità interprovinciale con particolare apprensione. Mai come in questo momento giova ricordare la loro condizione di instabilità perenne che di fatto, pur essendo di ruolo li rende più precari di tutti i precari: tutti i docenti di ruolo fuori sede da oltre 3 anni hanno pagato fino ad oggi come se fossero debitori per chissà quale inadempienza nei confronti dello Stato, pur avendo continuato a servirlo in modo ineccepibile, e non chiedono altro che i loro diritti. Se tre anni di vincoli rendono il tema della mobilità così scottante per neoimmessi e tutte le rappresentanze sindacali, non si comprende come mai nessuno, neanche fra le forze politiche proponga almeno una soluzione concreta per riportare a casa gli immobilizzati, che puntualmente si vedono rigettare la domanda di trasferimento con ripercussioni gravissime sulle loro vite dal punto di vista economico, a causa delle ingenti spese di trasferta, oltre che personale e familiare. Senza girarci intorno, è bene chiarire che disattendere le richieste dei lavoratori sulla scelta della sede è incostituzionale: l’art. 4 della Costituzione riconosce a tutti il diritto al lavoro ed afferma che “ciascun cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attivita’…. che concorra al progresso materiale e spirituale della società”. Un dovere che sottende un diritto di scelta che ai docenti immobilizzati e’ stata dapprima garantita ma poi negata, dopo aver svolto, superato e vinto concorsi a cattedra nella propria regione o provincia. Quanti di loro erano a conoscenza della condizione a cui si stavano condannando? Nessuno. Quanti di loro immaginavano che svolgere un concorso in Sicilia o in Campania equivale ad essere assunti in Veneto o Lombardia? Nessuno. Quanti di loro avrebbero puntato ad un lavoro diverso o cambiato i loro progetti di vita se avessero avuto qualche dubbio sulla sede lavorativa? Tutti. E ancora, impedire ad un lavoratore dello Stato di scegliere la sede lede diritti fondamentali, legati alla inviolabile liberta’ personale (art. 13 cost.) ed al pieno sviluppo della persona umana in presenza di ostacoli di ordine economico e sociale che la Repubblica ha il dovere di rimuovere (art.3) garantendo uguaglianza e pari dignità a tutti. Un docente che lavora a 300, 500 o addirittura 1000 km da casa ha per caso la stesso potere di acquisto di uno che lavora li’ dove ha scelto di vivere? No di certo. Ha forse la stessa libertà di scelta nelle decisioni di indirizzo familiare o su come crescere i suoi figli? Niente affatto, piuttosto in caso di famiglia tutto viene peggiorato dalla presenza di un genitore che lavora lontano da casa. Peraltro lavorare fuori provincia non giova neanche alla continuità didattica, perché il piano B dopo la domanda di trasferimento è la domanda di assegnazione provvisoria che spetta a tutti, anche ai vincolati, motivo per cui i vincoli non hanno alcun legame con la continuità se non quello di ostacolarla. Le uniche categorie di docenti in grado di assicurare continuità sono quelli di ruolo nella sede che HANNO SCELTO, mentre tutti gli altri girano fino a quando non riescono ad accomodarsi il più vicino possibile alla propria residenza. In tema di Mobilità questo è un punto fermo: ogni docente sceglie la sede migliore per se’ al fine di esercitare la sua professione nel miglior modo possibile, e tale diritto una volta previsto va assicurato non certo sottratto, si chiama ottimizzazione delle risorse, vale nel pubblico come nel privato, eppure per i docenti immobilizzati non è stata prevista. Lavoro e famiglia camminano insieme, dovrebbe essere vietato dalla legge che un docente della primaria del Sud sia spedito contro la sua volontà nelle scuole del Nord, eppure sono in migliaia e sognano il tempo pieno per un incremento delle cattedre, ma anche soluzioni ponte per avvicinarsi a casa, come l’impiego nell’organico di potenziamento o anche negli uffici scolastici; allo stesso modo esistono soluzioni per i docenti delle classi di concorso praticamente in esubero ovunque, prima fra tutte la A046, a cui andrebbe affidato l’insegnamento dell’Educazione civica senza se e senza ma, assodato il fallimento totale dell’esperimento della trasversalità, e ciò in attesa di inserire il Diritto in tutte le scuole superiori, come pilastro indispensabile per la formazione della coscienza civile nelle nuove generazioni. In buona sostanza per i docenti di ruolo immobilizzati urge un piano di rientro straordinario, così come fu previsto il piano di assunzione straordinaria nel 2015, straordinario con straordinario, lì dove l’ordinario non e’ mai riuscito a risolvere. In assenza di questa soluzione, che rappresenta quella definitiva, si potrebbe quanto meno dare un senso all’ipotesi che in questi giorni sta avanzando al MIM, ovvero dividere in due fasi la mobilità dando la precedenza ai non vincolati, il che sembrerebbe un segnale proprio per gli immobilizzati: tuttavia per renderlo efficace andrebbe allargata al massimo la forbice delle aliquote, portandola fino al 100% di tutti i posti disponibili, diversamente sarebbero parole al vento. Si attende pertanto l’unica vera assente fra le tante soluzioni possibili anche a costo zero, ovvero la volontà politica, a cui per sanare una situazione disastrosa come quella dei docenti immobilizzati basterebbe pensare all’importanza di portare in classe insegnanti felici al massimo delle loro potenzialita’, e comprendere le preziose ripercussioni positive che ciò avrebbe non soltanto sulla didattica, ma sul benessere di tutta la comunità scolastica.

Elvira Fisichella
Napoletana, docente di ruolo dal 2015 in Diritto ed Economia politica. Studi classici, laureata alla Federico II in Scienze Politiche con indirizzo politico-sociale, ed al Conservatorio di San Pietro a Majella in Discipline musicali con indirizzo canto e coralità. Nella sua formazione hanno sempre convissuto il diritto, la musica e la comunicazione in tutte le sue forme. Ha una lunga esperienza come speaker radiofonica presso una importante emittente del sud e più di recente in una web radio, ha condotto programmi tv in ambito regionale ed è stata imprenditrice nel settore fieristico e di organizzazione di eventi. A scuola si è occupata, fra l’altro, di dispersione scolastica, elearning, inclusione. Nell’estate del 2022 ha insegnato lingua italiana ai bambini ucraini rifugiati a Napoli. Da gennaio 2023 e’ fra gli autori della testata on line “La Voce della scuola live”, con il suo personale contributo su scuola e società.