La Littizzetto forse dimentica come stavamo a scuola noi delle generazioni passate

La Littizzetto forse dimentica come stavamo a scuola noi delle generazioni passate

24 Gennaio 2023 3 Di Elvira Fisichella

Il termine “empatia” è entrato in uso nel linguaggio comune negli ultimi anni, nell’era del narcisismo imperante foraggiato dai social. Quando dell’empatia non si parlava si praticava ancora il rispetto dei ruoli in famiglia e in tutti i luoghi di lavoro, non se ne parlava perché era normale, poi abbiamo iniziato a farlo per sottrazione, quando è scomparsa dalle nostre relazioni sempre più liquide, in cui ognuno coltiva il suo orticello e se ti dà un po’ retta è perché in quel momento si serve di te per affermare se stesso, ovunque. Ogni tanto arriva Laqualunque a condannare i docenti di non essere bravi, empatici, carismatici, anche quando preparazione, empatia e carisma c’entrano un bel niente. Quando noi boomer andavamo a scuola avevamo a che fare talvolta con veri e propri mostri, soggetti che farebbero gola a qualunque ricercatore in ambito psichiatrico, e che oggi verrebbero certamente presi a botte da tutti, alunni e genitori. Eppure gli episodi di violenza a scuola erano pressoché inesistenti, perché nessuno di noi si sarebbe mai permesso neanche di pensarci ad usare alcuna forma di violenza su un professore, fisica o verbale, e principalmente nessuno dei nostri genitori ci avrebbe mai consentito di farlo, né osava contrastarli.

I ragazzi agiscono per emulazione, per comportamenti appresi, e quando gli viene insegnato ad ottenere qualunque cosa con il minimo sforzo diventano intransigenti fino alla nevrosi. Chi dovrebbe sanare la macroscopica falla, sempre e soltanto la scuola? No, basta, avete rotto: la storia dice che si sopravvive e si cresce anche, nonostante e persino grazie alle avversità, e dice che non può essere un insegnante poco empatico il germe della violenza. Accusare un docente bullizzato dai suoi alunni di non essere abbastanza bravo da evitarlo giustifica l’illecito, allo stesso modo in cui si giustifica la violenza carnale subita da una donna col fatto che indossava una minigonna. E allora condanniamo il professore e la donna violentata o meglio assolviamo entrambi, siccome nessuno dei due se l’e’ cercata. Sono altrove le cause di questa abominevole deriva, in cui gli alunni non soltanto bullizzano i professori ma si bullizzano più che mai fra loro, e poi tornano a casa ed uccidono le madri, e poi le madri uccidono i figli, e poi gli uomini uccidono le donne, ogni giorno, e talvolta si tolgono la vita da soli. L’empatia non c’entra è questione di rispetto, per se stessi, per gli altri, per la vita, cercatelo ovunque si sia perso e rimettetelo al suo posto, fra pari, fra una generazione e l’altra, fra uomini e donne, fra alunni e professori, fra le mura domestiche, e in tutte le coscienze. La vera emergenza è questa, poi ne riparliamo.