
Sono stata trasferita finalmente, sono felice, ma mi porto ancora addosso i segni di cinque faticosi anni a Milano
Ciao, sono Evelin, vuoi sapere la mia storia?
Sono stata trasferita finalmente, sono felice, ma mi porto ancora addosso i segni di cinque faticosi anni a Milano, trascorsi a far la pendolare ogni fine settimana. Ogni volta che alzo gli occhi e guardo il cielo e vedo un aereo un senso di angoscia mi opprime ancora il petto. E’ l’angoscia che provavo ogni domenica sera prima di ripartire per Milano lasciando la mia famiglia in Sicilia. Per cinque anni ho rinunciato a tutto. Il venerdì facevo le corse per prendere l’aereo e ritornare a casa e la domenica puntualmente ripartivo.
Non sempre andava tutto liscio. Spesso gli aerei ritardavano, c’erano discussioni al gate perchè le low coast rompevano per le misure dei bagagli. A volte si incontrava gente fastidiosa, sporca e maleducata. I bus navetta da e per Milano spesso ritardavano, e poi le corse per la metro di notte, i viaggi in autostrada in macchina da sola alle una o anche alle due della notte. In cinque anni ne ho provate di ogni. Improponibili compagnie aeree: una addirittura aveva sedili riciclati da una compagnia e le cinture riciclate dalla vecchia Alitalia. Ne potrei raccontare di storie.
Perchè ho fatto tutto questo? Potevo rinunciare. Certo. Lo stavo facendo. Lasciare una figlia alle soglie dell’adolescenza non mi garbava tanto. Ne portiamo addosso tutto il trauma. Perchè non ho rinuciato? Perchè ahimè ho superato il concorso del 2012 in Sicilia, ma la graduatoria andava chiusa una volta immessi tutti in ruolo dove un algoritmo ci avrebbe mandato. Quindi o dentro o fuori. Ho scelto di provarci, di resistere e fare questi sacrifici per ben cinque anni, e sono stata pure fortunata che son stati solo cinque. Se non fossi riuscita a fare la pendolare nei week end ci avrei rinunciato. E’ stato un compromesso con me stessa e la mia famiglia.
Molti non hanno compreso la mia scelta, anche colleghe del nord, stavano lì, dal divano di casa loro a criticare e a giudicarmi folle. Intanto il mio stipendio tra vitto, alloggio e viaggi si accorciava ogni mese. Ma io son stata brava, sono anche riuscita a metter da parte qualcosina, per comprarmi l’auto, la vespa a mia figlie a anche a non far mancare nulla. Sono riuscita ad affrontare tutto dignitosamente. Ne vado fiera.
Purtroppo ne ha risentito la mia salute. E’ esplosa una patologia che tenevo latente, che mi crea ancora oggi delle diffcoltà. Una malattia invalidante ma non ancora riconosciuta dal SSN per cui non ho potuto usufruire di nessuna 104, quindi non ho mai avuto nemmeno una assegnazione provvisoria. Mi capitava spesso di star male e di assentarmi e puntualmente mi veniva fatto pesare da colleghe e dirigente. Spesso mi trovavo sola e pensavo che se sarei morta non ci sarebbe stato nessuno accanto a me.
Ho conosciuto colleghe splendide, e mi ritengo fortunata per l’esperienza che ho fatto. Ma non è stata una passeggiata. Non mi è stato regalato niente. Guardavo il cielo e pensavo alla mia vita laggiù lontana, in un cielo che non era mio. In posti bellissimi che potevo condividere con me stessa.
Ho pensato di portar su la mia famiglia, ma non sarebbe stato possibile per svariati motivi che non sto qui ad elencare.
Ho ricevuto messaggi terribili, di gente spregevole che mi rinfacciava che non avevo diritto di tornare perchè lo avevo scelto io. Gente che mi augurava di non tornare più perchè avrei tolto il posto a nuove assunzioni. Sui social ho ricevuto insulti di ogni genere. Ho fatto battaglie, manifestazioni, scioperi e proteste. Per me e per gli altri. Ora ho un po’ tirato i remi in barca. Sono stata in prima fila, a metterci la faccia mentre molti mi criticavano, nonostante facessi la battaglia anche per loro. Per cinque anni non ho vissuto. Non ero in Sicilia e non ero nemmeno a Milano. Il venerdì e la domentìica erano i giorni del viaggio. Ogni tanto partivo il lunedì mattina e questo significava sveglia alle tre della mattina, e se anche la sera potevo cenare a casa non era proprio sereno. Ancora oggi la domenica ho paura di dover asciare tutto e partire se sento passare un aereo sopra di me.Evelin Zarba

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