Intervista esclusiva ad Attilio Varengo membro della Segreteria nazionale Cisl Scuola di Libero Tassella

Intervista esclusiva ad Attilio Varengo membro della Segreteria nazionale Cisl Scuola di Libero Tassella

18 Gennaio 2023 0 Di Libero Tassella

Sui temi oggi all’Ordine del giorno dal rinnovo del Contratto 19/21, alla Legge di bilancio 2023, al reclutamento, ai vincoli nella mobilità parliamo con il prof Attilio Varengo della segreteria nazionale CISL Scuola, cuneese, insegnante di scuola secondaria, specializzato nella formazione e nella normativa contrattuale.

Partiamo dal CCNL parte normativa e allocazione dei 537 milioni ancora disponibili. Avete ricevuto la scorsa settimana la bozza dall’ARAN e avuto un primo incontro e domani sarete convocati per una tre giorni all’ARAN, quali sono per voi i punti irrinunciabili?

“Un elemento imprescindibile nell’impostare tutto il ragionamento consiste nella limitatezza delle risorse disponibili per il rinnovo del contratto. Infatti, il CCNL 6/12/2022 sull’anticipazione dei principali istituti economici ha consentito al personale della scuola di incassare, prima della fine del precedente anno solare, il 95% delle risorse economiche disponibili. Inoltre, grazie all’accordo politico fortemente voluto dalla Cisl Scuola, si sono destinati alla retribuzione accessoria continuativa (RPD) i 300 milioni inizialmente destinati all’accessorio del personale docente. Infine, e sempre grazie all’accordo politico di novembre, si sono ottenuti ulteriori 100 milioni (per tutto il personale), fino a quel momento inesigibili. Oggi restano da affrontare ancora la distribuzione del saldo della parte economica e tutta la parte normativa. Su questo versante, a nostro avviso, è necessaria anche una attualizzazione del testo dei precedenti contratti come anche la definizione di un unico testo contrattuale. Alcuni dei punti salienti non potranno che riguardare l’emersione del lavoro sommerso dei docenti e con essa anche la ridefinizione di ciò che va sotto la voce di funzione docente, la formazione in servizio (del personale docente e del personale ATA) con particolare riguardo anche alle novità introdotte dal D.L.36/2022, un intervento anche sulla parte relativa al FMOF, una valorizzazione dei direttori dei servizi generali e amministrativi (attraverso il riconoscimento delle elevate qualificazioni) e la risoluzione della partita degli assistenti amministrativi facenti funzione, una valorizzazione del restante personale ATA e un approfondimento sugli assistenti tecnici nel primo ciclo, la riproposizione in veste aggiornata e migliorata delle posizioni economiche. Non ultimo, e ricordiamo che è parte dell’atto di indirizzo, resta da trattare la parte relativa alle sanzioni del personale docente.”

Intanto la legge di bilancio 2023 è stata molto negativa per la Scuola, non stanzia un solo euro per il contratto 22/24 scaduto da un anno, non prevede un organico aggiuntivo e soprattutto sono incrementati i tagli di spesa, portandoli dal 3,5% del governo Draghi al 4%. Come pensate di reagire a questi nuovi tagli sulla scuola?

“Nella legge di bilancio per il 2023, ancora una volta, tutto il Pubblico Impiego e il personale della Scuola hanno avuto modo di prendere atto ancora una volta della scarsa attenzione che i Governi, a prescindere dal loro colore, riservano da tempo ai propri lavoratori. Inconcepibile, in un periodo caratterizzato da inflazione galoppante e ai livelli di quelli di 35/40 anni fa accompagnata da una crescita non controllata dei prodotti energetici, non prevedere in legge di bilancio gli stanziamenti per poter trattare il rinnovo del CCNL 2022/25 intervenendo, invece, con una semplice una tantum per l’anno in corso. La scuola, ancora una volta, viene investita da profonde trasformazioni richieste anche dal PNRR senza che sia prevista, tuttavia, una giusta retribuzione per coloro che tali trasformazioni e tali riforme devono attuare in prima persona. Bene quindi i 150 milioni per la valorizzazione del personale scolastico ma male, anzi, malissimo non aver affidato al contratto la loro distribuzione, riservando invece tale compito a un decreto ministeriale. Ma tali fondi, come detto, sono ben lontani dal poter essere considerati sufficienti a garantire al personale della scuola un incremento della retribuzione che possa per lo meno garantire un invariato potere di acquisto. Il miglioramento dei risultati dell’Istruzione non si ottiene solo e soltanto con investimenti in edifici ed infrastrutture (di cui, comunque, la nostra scuola ha sicuramente bisogno); si ottiene soprattutto valorizzando il personale impegnato in uno dei settori strategici per la ripartenza del Paese, prevedendo per esso una adeguata retribuzione. Stiamo parlando di un obiettivo che, alla prova dei fatti (avendo ormai sperimentato ogni sorta di maggioranza politica), si rivela estremamente impegnativo e difficile, ma che riteniamo irrinunciabile. Noi lo perseguiremo col nostro stile, che è quello di una sollecitazione continua e costante nei confronti della politica, su cui costruire il più ampio consenso possibile a livello sociale. Diversamente, si rischia di rimanere confinati in una dimensione solo di protesta e di sfogo, senza alcun risultato. Demagogia e massimalismo non sono di alcuna utilità.”

Ogni anno l’amministrazione sottoscrive oltre 200.000 contratti a termine, mentre il PNRR per la scuola secondaria ha delineato un complicato sistema di reclutamento ad ostacoli che sembra scoraggiare gli aspiranti insegnanti. Intanto il turn over nei prossimi tre anni riguarderà 250.000 insegnanti che raddoppieranno nei prossimi 10 anni. Inoltre   si sta invertendo il meccanismo domanda e offerta nella scuola e si sta fermando anche il flusso di insegnanti dal Sud al Nord. Nella sua regione, Prof Varengo, il Piemonte, ma anche in Lombardia, in Veneto e in Friuli diventa sempre più complicato trovare docenti nella scuola primaria e andare a insegnare al Nord spesso nella condizione di poor workers non certo è allettante per docenti e ATA visto poi i blocchi triennali nella mobilità. Allora si pone il problema del reclutamento hic et nunc, quali sono le proposte concrete che farete come Cisl Scuola al ministro Valditara?

“ La domanda evidenzia un altro dei problemi atavici della scuola italiana. Da sempre la Cisl Scuola, tenuto conto del fabbisogno di docenti che le scuole italiane annualmente manifestano, richiede alla politica un preciso impegno a garantire, ad inizio anno, la presenza dei docenti su tutte le cattedre, a partire da quelle per l’insegnamento agli alunni diversamente abili. Inoltre, e se non altro per porre il sistema al riparo degli ormai sempre più frequenti interventi della magistratura e per riconoscere il valore del servizio prestato dalle migliaia di precari, è assolutamente necessario e doveroso prevedere percorsi di abilitazione strutturali per consentire, da un lato, di avere personale formato (abilitato) in tutte le scuole e, dall’altro, la fruizione di istituti quali la mobilità professionale ai docenti che, in possesso di altro titolo di studio oltre a quello previsto dagli ordinamenti per l’insegnamento, aspirano a conseguire un’altra abilitazione. In questo senso è sicuramente necessaria una grande assunzione di responsabilità della politica nel delineare un sistema di formazione iniziale e di reclutamento che restituisca il giusto valore a questa professione convincendo anche i giovani e migliori laureati a cimentarsi in un lavoro difficile e complesso ma anche ricco di soddisfazioni. La continuità didattica che si pretende di favorire solo a forza di vincoli alla mobilità deve essere garantita, prima di tutto, con la copertura di tutti i posti. L’esperienza recente (dal 2019 in poi, cioè dall’avvento del D.L.126/2019 con il quale si imposero i primi vincoli) ha dimostrato come chiusure di questo genere siano addirittura negative anche sul versante del reclutamento, impedendo, di fatto, al personale di presentare domanda di partecipazione alle procedure in regioni lontane da quelle di residenza per l’impossibilità, poi, di produrre domanda di trasferimento. Un discorso a parte meriterebbe ancora l’insegnamento agli alunni diversamente abili, per il quale riteniamo che il governo dell’offerta formativa dovrebbe ritornare direttamente al Ministero.”

Mobilità, la questione dei vincoli. La contrattazione iniziata il 19 ottobre ad oggi non ha trovato ancora una soluzione soddisfacente per le OOSS sui vincoli e quindi una riscrittura dell’art.2, l’amministrazione è ferma sui vincoli per i neo immessi in ruolo 22/23 e vorrebbe nel contempo chiudere il CCNI per anticipare le operazioni. Ci può fare il punto della situazione per i nostri lettori, avendo rappresentato la Cisl scuola al tavolo contrattuale a Viale Trastevere?

“La Cisl Scuola, in tempi non sospetti e con pragmatica conoscenza delle norme e della situazione, ha sottoscritto, da sola, un CCNI che ha consentito agli assunti a tempo indeterminato degli anni scolastici 2020/21 e 2021/22 di produrre domanda di trasferimento per ottenere una titolarità diversa da quella assegnata tramite concorso. Contemporaneamente, ha salvaguardato la posizione di coloro che, neo assunti, si ritenevano soddisfatti della sede ottenuta. Bene, tale CCNI ha consentito a oltre 15.000 docenti di ottenere la sede richiesta (ovviamente, coloro che hanno prodotto la domanda grazie al contratto rappresentano un numero ben superiore). Oggi, dopo le tante promesse di esponenti politici di varia estrazione, siamo nuovamente al palo. Il ministero intende applicare rigidamente ai neo assunti nell’anno scolastico 2022/23 i nuovi blocchi previsti dal D.L.36/22; la Cisl scuola, in ogni occasione, ha sostenuto che tali nuovi vincoli non possano che applicarsi al nuovo sistema di reclutamento (per la secondaria) previsto dal D.L.36/2022 e, quindi, solo negli anni a venire, ammesso che le norme rimangano vigenti. Stiamo facendo pressione sui vari gruppi parlamentari perché nei prossimi provvedimenti di legge (conversione del 1000 proroghe) inseriscano una norma che consenta di gestire in sede contrattuale questa delicata partita. Certamente, non siamo disponibili ad accettare che l’aggiornamento contrattuale non tenga conto di quelle doverose eccezioni che sono previste dalla legge (genitorialità e assistenza – soprattutto dopo le modifiche apportate dal D.Lgs 105/2022 alla Legge 104/92).”