
Andare oltre la convenienza economica e i localismi. Fermare la regionalizzazione dell’Istruzione pubblica
L’Istruzione pubblica si avvia verso il baratro, noi socialisti lo sosteniamo da tempo e a poco servirà in futuro poter dire che avevamo ragione.
Il Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Fedriga, in una trasmissione satirica (ma c’è ben poco da ridere) ha dichiarato che l’autonomia regionale potrà concretizzarsi entro il 2023.
Il Ministro Calderoli, al termine dell’incontro con la Conferenza delle Regioni, ha dichiarato che non esiste una sostanziale contrarietà all’autonomia differenziata. Autonomia che, se non cambierà l’atteggiamento delle maggioranze politiche, riguarderà anche l’Istruzione pubblica. A ben poco serve appellarsi ai “Lep”, ai livelli essenziali di prestazione.
Con la regionalizzazione dell’Istruzione ci troveremo davanti un Paese culturalmente e socialmente diviso. Avremo programmi diversi, diversi sistemi di reclutamento e formazione, diversa gestione delle risorse umane ed economiche. Avremo docenti che transiteranno dai ruoli statali ai regionali, magari allettati da incentivi economici e dai differenti salari.
Il PSI lancia un appello ai Presidenti delle Regioni, ai Parlamentari affinché riflettano su ciò che realmente comporterebbe un’Istruzione pubblica regionalizzata.
C’è qualcosa che va oltre la convenienza economica, oltre la strumentalizzazione dei localismi, esiste l’unità di una nazione, la nazione italiana che va salvaguardata. Così, in una nota, Enzo Maraio Segretario nazionale PSI e Luca Fantò, Referente nazionale PSI scuola, ricerca e università.

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