
SCUOLA – La card docente da 500 euro annui va assegnata anche ai precari: a Catania un supplente recupera i 1.500 euro che lo Stato gli aveva negato per i tre anni di supplenza svolti
La carta docente da 500 euro l’anno va assegnata anche al personale precario che sottoscrive supplenza annuale: il parere favorevole espresso la scorsa primavera dalla Corte di Giustizia europea, come quello del Consiglio di Stato, si stanno traducendo in sentenze altrettanto positive da parte dei tribunali italiani, che ordinano al ministero dell’Istruzione di procedere con i rimborsi delle somme indebitamente sottratte del 2016 ad oggi. Sono emblematiche le quattro di Vercelliprodotte dal tribunale del lavoro in poche settimane. L’ultima sentenza che assegna la carta dell’aggiornamento annuale arriva da Catania, dove ieri, 9 novembre, la seconda sezione Civile – Lavoro ha accertato la correttezza nell’assegnare ad un docente non di ruolo della scuola pubblica il “beneficio economico di € 500,00 annui, tramite la “Carta elettronica” per l’aggiornamento e la formazione del personale docente, di cui all’art. 1 della Legge n. 107/2015” esattamente “così come riconosciuto al personale assunto a tempo indeterminato”: la somma riguarda “gli anni scolastici 2019/20, 2020/2021, 2021/2022” per “un totale di 1.500 euro”. Il giudice ha bene esplicitato che il parere della Corte di giustizia UE “ha efficacia vincolante per tutte le autorità (giurisdizionali o amministrative) degli Stati membri”: una posizione ribadita dalla Corte costituzionale e poi anche dalla Cassazione.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “sulla questione della mancata assegnazione della card del docente per l’aggiornamento i giudici non possono eludere la posizione di un organismo così rilevante, quale è la Corte di Giustizia europea. Lo stesso Consiglio di Stato ha verificato che sarebbe discriminante negare al personale precario la possibilità di formarsi nel corso del mandato di lavoro. La procedura del ricorso, tra l’altro, avviene con tempi di discussione sempre più ridotti: chiunque abbia svolto supplenze annuali dopo il 2016, anche se poi è entrato in ruolo, ha piena facoltà di presentato ricorso al giudice con i legali Anief, andando così a recuperare il bonus annuale da 500 euro inizialmente e ingiustamente sottratto. Lo stesso vale per gli educatori, di ruolo e precari, su cui nei giorni passati si è espressa la Cassazione”.
Il giudice ha verificato che, come hanno sostenuto i legali Anief nel ricorso, la soluzione trovata in Italia, che esclude il personale docente supplente dalla formazione, rappresenta una “violazione del principio eurocomunitario di non discriminazione, di cui all’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato (direttiva 1999/1970)”, come pure ha appurato la “falsa applicazione dell’art. 282 d.lgs. 297/1994, la violazione degli artt. 29, 63 e 64 del CCNL del 29.11.2007, 2 e 97 Cost., 14 CDFUE, nonché dell’art. 10 della Carta sociale Europea e della clausola 6 dell’accordo quadro lavoro a tempo determinato, recepito dalla direttiva 1999/70”. Alla luce di ciò, è stata condannata l’amministrazione scolastica a “consentire alla parte ricorrente di fruire del detto beneficio con effettività e dunque, in quanto compatibili con la presente pronuncia, alle medesime condizioni già riconosciute ai docenti di ruolo”.
Nella fattispecie, nella sentenza di Catania del 9 novembre viene riportato che “l’interpretazione del diritto UE, che compete alla Corte di giustizia, ha efficacia vincolante per tutte le autorità (giurisdizionali o amministrative) degli Stati membri” e che “la Corte costituzionale, a partire dalle sentenze 113/85 e 389/8968, ha con continuità affermato che ‘le statuizioni interpretative della Corte di giustizia delle comunità europee hanno, al pari delle norme comunitarie direttamente applicabili, operatività immediata negli ordinamenti interni’”. Poi, “anche secondo la Corte di Cassazione, “la Corte di giustizia della UE è l’unica autorità giudiziaria deputata all’interpretazione delle norme comunitarie, la quale ha carattere vincolante per il giudice nazionale, che può e deve applicarla anche ai rapporti giuridici sorti e costituiti prima della sentenza interpretativa”.
IL RICORSO
Per aderire al ricorso che permette di recuperare i 500 euro l’anno negati ai precari per la formazione e l’aggiornamento professionale occorre chiedere di essere soci Anief; aderire al ricorso; inviare la scheda rilevazione dati.
Di seguito, video tutorial e link utili:

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