Coordinamento Insegnanti Specializzati Sostegno: “Ancora ieri sui giornali scolastici si sono rincorse notizie che riguardano i docenti di sostegno, in una narrativa che persegue una descrizione di carenza, abbandono del minore e lassismo nella didattica”

Coordinamento Insegnanti Specializzati Sostegno: “Ancora ieri sui giornali scolastici si sono rincorse notizie che riguardano i docenti di sostegno, in una narrativa che persegue una descrizione di carenza, abbandono del minore e lassismo nella didattica”

La notizia: un alunno romano con trisomia 21, alla data attuale, non riesce ad avere in classe un docente di sostegno definitivo pur dopo 4 nomine, durate poche settimane ciascuna.

La famiglia si dice provata perché non in grado di coordinarsi con quanto svolto in classe, anche perché “di solito a valle dell’assegnazione della cattedra di sostegno viene svolto un GLO per fissare gli obiettivi:  senza insegnante non c’è Gruppo di Lavoro Operativo e quindi non ci sono obiettivi” (omissis).

Indubbiamente sono cose che in Italia capitano, e straziano il cuore di chi vive in prima persona la disabilità e il sostegno scolastico: si tratta di carenze strutturali dovute ad una burocrazia elefantiaca e stratificata che vincola i docenti con regole spesso ingiuste sia per gli insegnanti che per gli alunni che le subiscono.

La normativa attuale prevede da un lato innovative determinazioni in merito ad inclusione e diritti dei diversamente abili e, dall’altro, convive con regole di assunzioni in ruolo inadatte alla realtà, che mira a correggere (in minima parte) attraverso assunzioni a tempo determinato normate da previsioni contorte e insufficienti: la sola certezza burocratica nella scuola italiana è il risparmio economico, sulla pelle di tutti gli attori coinvolti.

È quindi vero che manchino gli insegnanti? 

Più che “mancare”, il problema è che sono distribuiti in maniera non funzionale rispetto alle necessità del territorio: questo avviene perché c’è una profonda difformità di numeri tra la richiesta e la disponibilità, aggravata dal fatto che ad attivare su grandi numeri i corsi di Specializzazione sul Sostegno siano sempre le università più economicamente deboli e non quelle collocate dove i disabili sono in numero maggiore (nonostante siano numeri ben conosciuti dalle istituzioni), per cui in alcune parti d’Italia lavorano anche docenti improvvisati e spesso impreparati ed in altre, invece, insegnati specializzati e con solida preparazione restano a casa ad aspettare.

E come mai i docenti vengono nominati e poi lasciano l’incarico?

Gli insegnanti sono persone reali, spesso con famiglie a carico dal momento che,  a causa delle normative sul reclutamento e sui titoli previsti per poter insegnare, l’età media della docenza è molto alta, e necessitano come tutti di una stabilità lavorativa spesso carente. L’ente, in questo quadro, propone contratti a termine nominando da graduatorie senza priorità per cui, quando arriva la nomina dalle graduatorie di grado superiore, i docenti hanno l’obbligo di accettare l’altra nomina perché altrimenti (semplificando un processo oltremodo articolato) alla fine perderebbero sia l’incarico che svolgono sia il nuovo assegnato. 

Anche in questo caso, il docente è la vittima di una organizzazione che evidentemente è stata calata dall’alto senza tenere conto della realtà.

Ma quindi, cosa ne sarà degli alunni fragili, senza un docente di sostegno per mesi interi?

Per rispondere a questa domanda bisogna fare un passo indietro.

La l.517 del 1977 prevede che l’alunno disabile sia alunno “della classe” e, con le normative seguenti, oggi si richiede che sia la classe a doversi adattare e modellare in funzione delle necessità educative e didattiche di tutte le diverse individualità, a maggior ragione quelle dell’alunno/a fragile.

La responsabilità educativa sul minore con attestazione 104 è del team docente al completo, indipendentemente da chi ne faccia parte.

Non è vero quindi che senza insegnante di sostegno non si possano avere obiettivi didattici, che non si possa fare il GLO e che l’alunno/a fragile non lavori: saranno i docenti curriculari in servizio ad occuparsene.

Secondo la legge italiana, la responsabilità sulla didattica per lo/a studente disabile è, e resta sempre, in carico ai docenti curriculari: il docente di sostegno ha il compito di mediare tra la classe e l’alunno/a nel modo che ritiene più opportuno per lui/lei, ma non è un insegnante dedicato all’alunno/a, e non è responsabile della didattica ma solo del modo in cui viene proposta.

Questo è il motivo reale del “balletto” annuale degli insegnanti di sostegno, una normativa confusa che non mette il necessario focus su una figura estremamente preziosa ed insostituibile.

Sappiamo tutti, infatti, che spesso la contingenza non permette di tradurre in pratica in maniera ottimale la normativa, e questo rende imprescindibile il docente di sostegno per il perseguimento dei diritti degli alunni fragili.

Ma non dobbiamo dimenticare che a fronte dei diritti esistono anche dei doveri, distribuiti tra tutti i soggetti coinvolti.

Il Ministro Valditara, che si sta insediando ora, è manifestazione di una coalizione politica che ha portato avanti in campagna elettorale il focus su assunzioni da doppio canale di reclutamento, aumento dei posti di diritto, semplificazione burocratica ed investimenti.

Il mondo della scuola ha iniziato l’anno scolastico secondo le regole già in vigore, i cui effetti negativi vengono costantemente evidenziati dai média e provocano un declassamento del valore sociale dell’istruzione e del ruolo del docente, peggiorando le aspettative e la fiducia che le famiglie e gli alunni ripongono nei loro maestri: la scuola reale, però, è ricca di buoni esempi e buone pratiche che attendono solo di avere uno spazio accogliente in cui poter fiorire.

CISS 

Coordinamento Insegnanti Specializzati Sostegno