
L’ennesima campagna elettorale sulle spalle della scuola e dei suoi lavoratori
Mario Draghi si è dimesso e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato lo scioglimento delle Camere. Si va al voto il prossimo 25 settembre, più o meno due mesi di campagna elettorale, ed è del tutto evidente come sia già entrata nel vivo a pochi giorni dalla caduta del Governo, con i suoi primi colpi di teatro.
In questa sceneggiatura mal scritta, ovviamente non è esente la scuola, che si trova quindi a vivere sulla propria pelle l’ennesima propaganda di una politica sempre più lontana dal paese, dal mondo del lavoro e dai lavoratori stessi, molte volte con la complicità del palcoscenico sindacale italiano.
Le parole non mancheranno, si dirà di tutto di più come sempre, con promesse inevitabilmente smentite a stretto giro.
E’ proprio questo il problema, l’Italia ha una fortissima urgenza: che si parli di scuola, di com’è e di come dovrebbe diventare. Occasione perfetta sarebbe avere una campagna elettorale che sappia farlo. In modo positivo e dunque riparativo e innovativo. E rispettoso, di tutti i lavoratori che ne fanno parte e degli studenti che la vivono nel quotidiano.
La scuola italiana è stata indebolita da un disinvestimento culturale e politico che si è tradotto poi in clamorosi tagli per 8,4 miliardi di euro nel triennio 2008-2011. E’ una somma enorme, che ha intaccato da allora ad oggi le risorse correnti. Da quel triennio ci si è trovati dinanzi a una vera e propria cesura nella storia d’Italia. Infatti, mai si erano tolti così tanti soldi al sistema d’istruzione pubblica italiana.
Da quegli anni in poi si è vissuto un declino continuo, la scuola pubblica non ha potuto più rialzarsi, arrivando stanca ed esausta a lottare in questi ultimi anni pandemici, contro tutto e tutti, reggendosi da sola, con la forza del lavoro di chi la rappresenta nel quotidiano, per quel grande valore dello stato che hanno i docenti e il personale ATA della scuola.
Mai come in questo momento diventa assolutamente vitale riprendere una seria politica di investimento. Ci vuole una stagione capace di produrre un’inversione di tendenza, un cambio di rotta. Bisogna, infatti, passare dalla logica della spesa a quella dell’investimento. Le assunzioni e il rafforzamento degli organici sottodimensionati non possono più diventare un discorso collaterale ma principale!
Si tratta, insomma, di operare una sostanziale innovazione nel paradigma con il quale l’Italia guarda alla sua scuola e discutere del come reperire le risorse necessarie. Significa restituire a docenti e alunni la possibilità di guardare al domani con fiducia e speranza, partendo da subito da quel rinnovo contrattuale che ad oggi ha tutti i crismi della inadeguatezza, del tutto irricevibile, c’e bisogno di altro, di un rinnovo contrattuale degno di questo nome, capace di valorizzare economicamente e professionalmente i docenti e gli ATA.
Ecco perché questa campagna elettorale deve parlare da subito di scuola, senza farlo in modo propagandistico ma con una sana e seria presa di coscienza del valore e della importanza della scuola pubblica italiana.
