
Intervista Esclusiva a Riccardo Nencini sul suo ultimo libro “Solo”, il romanzo storico dedicato a Giacomo Matteotti
In Esclusiva per La voce della Scuola live Riccardo Nencini, storico, scrittore e politico. Presidente della Commissione Istruzione e cultura del Senato, già Segretario del Partito Socialista italiano, è Presidente del Consiglio Nazionale socialista. Oggi parleremo del suo ultimo impegno letterario. L’opera, edita da Mondadori ed uscita in tutte le librerie, si intitola “Solo” ed è il romanzo storico che il Senatore Nencini, Presidente dei Socialisti, ha dedicato a Giacomo Matteotti.
Senatore come ha dichiarato in altre interviste, il romanzo “Solo”, non è una biografia di Giacomo Matteotti, bensì una narrazione storica di una stagione estremamente drammatica che ha visto ergersi, spesso da solo, uno dei più grandi socialisti, che ha fatto dell’antifascismo l’essenza del suo esistere, contro il duce Benito Mussolini e la sua azione politica. Secondo il suo punto di vista, possiamo definirlo un eroe, lasciato solo da una politica miope ?
“Un eroe per noi, Matteotti riteneva di fare soltanto il suo dovere di uomo di faccia alla dittatura nascente. Un uomo tutto d’un pezzo, schiena dritta come dicono gli spagnoli, che tra il 1919 e il 1924 combatterà Mussolini e il fascismo senza mai tentennare. È questa la ragione per la quale viene rapito ed ucciso su mandato del Duce.”
Le porgo un’altra domanda, in qualità di Presidente della Commissione Istruzione, Lei ha sempre dimostrato interesse nel bene della Scuola e degli studenti. Riguardo proprio quest’ultimi, essendo giovani e spesso disorientati, prendendo atto che la propaganda fascista era diretta particolarmente ai giovani (per questo fu istituita nel 1926 l’Opera Nazionale Balilla) non crede siano troppo spesso preda di facili stereotipi, incitazioni all’odio e violenza, inneggiati dalla politica moderna che esterna e pubblica o usando un termine moderno “posta” sui social per mera propaganda?
“L’avventura umana di Matteotti dimostra che bisogna uscire dal coro, lontano dalla folla, che bisogna farsi sempre un’idea personale su eventi che incidono sulla vita di una comunità. La superficialità di giudizio è deleteria, soprattutto quando in discussione ci sono valori decisivi.”
Il romanzo è una narrazione storica di una stagione estremamente drammatica, ovvero quella del fascismo in Italia. Parlando di storia e pensando a Machiavelli che teorizzava un tipo particolare di ciclicità: quello che va dalla rovina alla grandezza, all’ozio, alla debolezza, per poi tornare di nuovo alla rovina; quello che va dall’ordine al disordine per poi tornare all’ordine, dal bene al male e dal male al bene: “non essendo dalla natura conceduto alle mondane cose di fermarsi”. Quanto secondo Lei potrebbe essere possibile e pericoloso un ritorno a determinate azioni che inevitabilmente potrebbero avvicinarsi ad un periodo così buio della storia moderna?
“Ancora oggi il periodo fascista viene letto con occhi non sempre imparziali. Giorni fa Eurispes ha dimostrato che un 20% di italiani ritiene il governo del ventennio positivo salvo qualche errore. Nel rancore, nella rabbia dovuta alla crisi sociale vengono seminati i germi dell’uomo solo al comando, della democrazia parlamentare come male, di un linguaggio offensivo. Insomma, nulla di buono.”
Infine pongo un’ultima domanda a Riccardo Nencini in qualità di politico. E’ chiaro che la scuola è il baluardo che ci assicura il senso di un sistema sociale basato non solo sulla produzione e il consumo, e allo stesso tempo è lo strumento attraverso il quale formiamo e plasmiamo le nuove generazioni. Essa purtroppo vive nel cruciale dilemma tra educare e istruire e soprattutto non riesce ad essere valorizzata, perché vista come un mero costo per lo Stato. Quanto secondo la sua opinione sarebbe importante valorizzarla, metterla costantemente al centro del dibattito politico? Considerando che Nelson Mandela diceva che “l’arma più potente per cambiare il mondo è l’istruzione”. Oggi ripercorrendo il periodo storico del suo romanzo, quando inizierà la “vera rivoluzione per la Scuola” ?
“La scuola, dopo la famiglia, è il luogo principale della formazione, dell’educazione e della conoscenza. C’è di più: chi conosce più parole vince sempre, è più competitivo, si inserisce prima nel mercato del lavoro, ma soprattutto coltiva una maggiore libertà di giudizio. È un uomo, o una donna, più libero.”

Diego Palma, docente, giornalista, scrittore, attivista sindacale, presidente dell’Associazione di Promozione Sociale “La Voce della Scuola LIVE”, Direttore del giornale online “La Voce della Scuola”.
Opere pubblicate: Il mio nome è nessuno (2019) • La Scuola Secondo Me… (2018). Riconoscimenti: “Primo Classificato” al terzo premio letterario Giulio Angioni – Guasila 2019, con il racconto “Il viaggio di Adom”.
Info sull'autore
Diego Palma, docente, giornalista, scrittore, attivista sindacale, presidente dell'Associazione di Promozione Sociale "La Voce della Scuola LIVE", Direttore del giornale online "La Voce della Scuola". Opere pubblicate: Il mio nome è nessuno (2019) • La Scuola Secondo Me… (2018). Riconoscimenti: "Primo Classificato" al terzo premio letterario Giulio Angioni - Guasila 2019, con il racconto "Il viaggio di Adom".