Il governatore si aggrappa al ritardo nelle vaccinazioni e cambia parere sulle potenziali vittime: non sono più i nonni (che gli studenti possono infettare) bensì docenti e personale scolastico. Il governatore inoltre, contravviene alla sentenza del Tar dello scorso gennaio che recitava il seguente esito: “gli istituti vanno chiusi quando viene tracciato con dati certi e certificati l’aumento dei contagi.”
Ora i dati certi ci sono, sono quelli dell’Agenas (guidata dal suo fedelissimo Enrico Coscioni) che smentiscono il presidente della giunta regionale, rispetto all’aumento dei contagi, che in questa settimana, secondo il nuovo algoritmo dell’agenzia, dovrebbero scendere dell’undici per cento rispetto al periodo precedentemente considerato. Oggi si è presentato in conferenza recitando le seguenti parole: “Prima dobbiamo completare la vaccinazione del personale scolastico e poi parleremo di riapertura. Per il personale scolastico abbiamo prenotazioni al 25 febbraio per 114mila unità, ad oggi 28mila persone sono vaccinate di Astrazeneca abbiamo 142mila dosi a febbraio e 164mila a marzo dunque abbiamo possibilità di completare la vaccinazione del personale scolastico per marzo”.
Ed è qui che nasce un corto circuito. Tutto d’un tratto i docenti sono diventati gli untori. Sono loro che portano il virus da casa a scuola. Ma allora il virus si contrae a casa oppure a scuola? Ipotizziamo che tra un mese tutto il personale scolastico sia vaccinato in toto, l’alunno A asintomatico va a scuola e infetta l’alunno B che torna a casa ed a sua volta infetta amici e parenti. De Luca che fa? Torna a chiudere le scuole e rispolvera la vecchia storia: “le ho chiuse perché ci sono i focolai e poi il virus si porta a casa.” E’ un cane che si morde la coda. E poi, vorremmo dire al governatore De Luca, che relativamente alle vaccinazioni, si è in ritardo non solo in Campania, ma nel resto d’Italia e nel resto d’Europa. Però dalle altre parti si va a scuola, nella nostra regione no.
Ne consegue che De Luca sia in assoluta confusione.
Morale della favola, i ragazzi dai 6 ai 18 anni hanno avuto la sfortuna di andare (anzi di non andare) a scuola in Campania nel periodo pandemico.

Studente, Programmatore e Consulente Informatico.